L'amore oltre il virus

“A Napoli ci sono le corde tese da palazzo a palazzo per stendere i panni - dice Bellavista. Per stendere una corda tra il terzo piano di un palazzo ed il terzo piano di un altro palazzo è necessario che le signore inquiline dei suddetti appartamenti si siano parlate, si siano messe d'accordo. E nato il colloquio ed è nato l'amore. I panni stesi al sole sono tutti belli - dice Luigino. Il fatto poi che a Napoli queste corde legano tutte le case l'una con l'altra è una cosa veramente importante; ma voi ci pensate? Immaginate per un momento che il padreterno volesse portarsi in cielo una casa di Napoli. Con sua grande meraviglia si accorgerebbe che piano piano, tutte le altre case di Napoli, se ne vengono dietro alla prima, una dietro l'altra, case corde e panni”.

Il bellissimo racconto di Luciano De Crescenzo, a pensarci bene, torna di grande utilità per la sua saggezza soprattutto in questi ultimi tempi.

Ognuno di noi probabilmente sta provando a non farsi sopraffare dalla paura di ripiombare nei mesi scorsi e, al tempo stesso, sta cercando di rispettare le norme anti-Covid, cioè indossare correttamente la mascherina coprendo naso e bocca, igienizzare le mani e osservare il distanziamento, quest’ultimo inteso come fisico, non sociale, per non correre il rischio di allontanarci e di far diventare un ricordo i panni stesi, cioè la nostra socialità, tanto decantati da De Crescenzo.

Quanto ci costa essere uniti? Quanto? E non mi riferisco solo ai giovani ai quali viene imputata spesso la colpa di essere degli sprovveduti e di non rispettare le norme, iniziando dalla movida incontrollata. Mi riferisco a tutti, di ogni età.

È vero, si naviga nel caos di decreti e ordinanze a getto continuo, ma il passato lockdown dovrebbe averci allenati al buonsenso comune, a un comportamento che ci aiuti insieme a contenere il virus che non dà segni di mollare la presa.

Prendiamo ad esempio i panni stesi, sono un simbolo di unione, di legame con il prossimo. Se si spezzasse la corda che ci unisce, saremmo costretti ad allontanarci ancora di più, a non tornare vicini come tutti ci auguriamo il più presto possibile.

I mesi scorsi sono stati durissimi per ciascuno di noi, ci siamo mancati tutti e in molti ci siamo ripromessi, appena avessimo ripreso l'apparente normalità, di non sbagliare più, di fare del bene, di comportarci meglio, di avere il coraggio di agire e dire quello che avevamo rimandato, di dichiararci con chi amiamo, di ricordarci di quanto siamo, tutti insieme, preziosi al mondo.

Invece, quell'andrà tutto bene è diventato una scritta su uno striscione sparita insieme all’arcobaleno. E non è per colpa del fatto che ci si è lasciati andare quest’estate come se non ci fosse un domani, ma per mancanza di volontà, solidarietà, comprensione, generosità verso gli altri e perché non siamo cambiati tutti allo stesso modo riscoprendo e apprezzando i valori positivi della vita insieme alle persone.

In fondo, chi era buono e meno buono è sempre lo stesso, il miracolo non si è avverato, e i problemi altrettanto. Chi ha bisogno di cure continua ad avere bisogno di cure, chi è povero e ricco è rimasto tale, la sanità arranca, i mezzi di trasporto sono affollati, le persone fragili continuano a necessitare aiuto, l’arrivista si ingrassa alla faccia di chi si suda il domani, la superbia viene premiata a dispetto dell’umiltà, il furbo la fa franca, chi grida ascolto continua a gridare e quella bella corda che unisce i panni stesi si fa sempre più sottile.

La vogliamo spezzare quella corda? Penso proprio di no, perché significherebbe separarci per sempre.

Per fortuna di persone che sanno capire, apprezzare e preoccuparsi per gli altri ne è pieno il mondo, ma dovremmo comprendere che se agiamo di comune concerto, se ci preoccupiamo gli uni degli altri, possiamo contribuire ad allontanare, si spera, definitivamente un futuro lockdown che non vuole nessuno e, soprattutto, a riconoscere che questa orribile lezione di vita che quest'anno ci ha portato vuole vederci più uniti: tutti noi abbiamo bisogno di una sana convivenza sociale, oltre che di amore reciproco e universale. 

Quindi, forza e coraggio, e cerchiamo di darci una mano, la stessa mano che ci stringeremo di nuovo insieme agli abbracci che rivogliamo indietro, come è normale che sia.

FRANCESCA CARLUCCI


(foto di Francesca Carlucci:
Napoli, via dei Tribunali)