Luigi Di Razza: cultura puteolana

(di Francesca Carlucci)

Il puteolano, non solo come tradizione, ma cultura! Ne ha fatto un punto di forza Luigi Di Razza che, dopo essersi fatto conoscere durante il lockdown - con video esilaranti nel suo dialetto di origine - lo esporta fino a Lussemburgo, la città dove vive e vi gestisce una libreria, lavorando anche nel cinema... e con nuovi progetti in cantiere. 

Cominciamo dalle ultime novità. Sabato 16 aprile alle ore 17.30 a Pozzuoli, presso Palazzo Migliaresi, Rione Terra, sarà presentato il suo libro - edito da ‘Il Punto di Partenza’ e con la prefazione di Nando Paone - “’U Preincipe Creiateure”, ovvero “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry in dialetto puteolano che va diffondendo dal primo lockdown, quando siamo stati tutti costretti a restare a casa. In quel periodo terribile lei ha deciso di trasmettere il buonumore attraverso dei video molto divertenti ricchi di battute, proverbi e quant’altro - nei quali enfatizza la parlata ponendo l’accento sulle inflessioni - che hanno raggiunto milioni di visualizzazioni. Da cosa è scaturita questa sua scelta che l’ha poi portata a scrivere un libro?  

In realtà l’idea del libro nasce ancora prima, ma ho aspettato il momento giusto per pubblicarlo. Come da lei sottolineato, i video nascono in un periodo non semplicissimo per tutti noi. L’ho fatto soprattutto per divertire e per divertirmi, per alleggerire le giornate che sembravano non passare mai. Ho iniziato a farlo per provare a creare interesse nei confronti del dialetto puteolano, della cultura, della storia (e chiaramente per farmi conoscere). Da allora sono successe tante cose belle, tra cui il Pozzuoli Folk Festival o diverse collaborazioni con piccole realtà del territorio flegreo. Devo dire che non mi aspettavo così tanto interesse, invece...  

Lei vive a Lussemburgo, lontano dalla sua terra d’origine, come il protagonista del film di Donato Rotunno “Io sto bene” (interpretato da Renato Carpentieri) nel quale ha recitato. Molti giovani vivono la stessa situazione soprattutto per trovare un lavoro dopo gli studi intrapresi. Cosa pensa quando un cervello fugge all’estero per poter dimostrare le proprie qualità?  

Guardi, credo che ognuno di noi abbia una storia diversa e viva quello che gli succede in modo diverso. Per me è nato tutto come un’esperienza. Non volevo dimostrare niente a nessuno, se non a me stesso. E soprattutto non avevo grandi pretese. Sono partito perché si sono create le condizioni necessarie e ho cercato di cogliere le opportunità che mi sono state offerte. Cerco sempre di dire alle persone che bisogna smettere di pensare che all’estero le cose siano più semplici. Se non ci si dà da fare le cose non ti cadono in braccio dal cielo. 

Quando torna a Pozzuoli quali sono le sue impressioni e di cosa ha bisogno il territorio per non essere sminuito per il valore che lo caratterizza? 

Io amo Pozzuoli e i Campi Flegrei in generale. Sono nato e cresciuto tra Pozzuoli e Bacoli e come tanti sono legatissimo alle mie radici. Se avessi la soluzione non la terrei di certo per me, ma credo sia necessario creare un legame forte tra tutti i comuni per poter dire la propria nei “luoghi che contano”. È impensabile che un territorio come il nostro non conti neanche un rappresentante in Regione. A parte questo, il cittadino può fare tanto. Nell’ultimo periodo, ad esempio, ho notato con piacere che sono nate diverse associazioni che puntano ad un turismo sostenibile e tantissimi ragazzi che si impegnano nel sociale. 

A Lussemburgo lei lavora nel cinema e gestisce una libreria (Libreria Italiana Lussemburgo). Quanto la arricchisce nell’anima questa esperienza e come stimolare la cultura laddove si crea disinteresse? 

Devo dire che professionalmente mi sento molto appagato. Il cinema, il teatro e i libri sono sempre stati importantissimi per me. La cultura può e deve fare la differenza, soprattutto in contesti dove per un motivo o per un altro non è predominante. Io penso che la differenza la facciano sempre le persone. Quando incontriamo le persone giuste sul nostro cammino le nostre vite possono solo cambiare in meglio.

Nei suoi progetti futuri, oltre il libro, quanto “puteolano” ci sarà ancora? 

Spero sempre un po’, anche se per me questo libro è un po’ la chiusura di un cerchio. Sto lavorando ad un paio di progetti molto interessanti, ma per scaramanzia non vorrei ancora parlarne. Chiudiamo l’intervista con un po’ di suspence!