Rispetto e amore per la città di Napoli

(di e foto Francesca Carlucci



Raccontare è un mestiere difficile perché il primo passo da fare è restare obiettivi, osservando con l’occhio schietto e sincero il mondo intorno a noi. È una prova autentica, scevra da simpatie personali o giudizi senza fondamento.

È del 3 ottobre, ma se ne sta parlando nelle ultime ore, l’articolo-reportage, dai toni decisamente impietosi, di Valèrie Segond pubblicato su ‘Le Figaro’ che definisce Napoli “il terzo mondo d’Europa” con “il tunnel della Vittoria chiuso, Bagnoli e i suoi trent’anni di promesse e progetti caduti nel vuoto, il traffico nelle strade, il degrado, il verde abbandonato, in cui, mentre tutte le città d’Europa si trasformano, resta arroccata ai suoi cliché, che sono anche il suo fascino. Perciò i turisti la amano, la vita culturale è vivace e i musei di certo affollati, ma la vita quotidiana resta difficile, con i trasporti pubblici che affannano, i cantieri della metropolitana aperti dal 1990 e ancora in sospeso e i servizi comunali poco efficienti, con un organico di addetti insufficiente e la povertà nelle periferie esplosiva”.  Inoltre, nonostante “la piccola delinquenza e la camorra occupano in modo diverso i territori e fanno affari anche nel settore della sanità” c’è da annoverare soltanto il quartiere di San Giovanni a Teduccio come “il vero polo d’eccellenza dove, in una terra desolata, Apple ha creato nel 2016 un centro europeo di formazione per sviluppatori di app, l’Apple Academy, al quale si sono aggregate altre nove aziende tecnologiche”.

A conclusione dell’articolo, la Segond aggiunge che la città è in “attesa del suo salvatore, il messia (nelle vesti del nuovo sindaco Gaetano Manfredi) di "una Napoli sommersa dai debiti con il più alto debito procapite in Italia” (come conferma alla giornalista lo stesso sindaco) che “adesso si è rimboccato le maniche, ha una sua squadra e aspetta che il Governo mantenga alcune promesse”, opponendolo al Sindaco uscente, Luigi de Magistris.


Ora, il punto è questo. L’obiettività dove sta? Vogliamo essere di parte o descrivere nei fatti cosa sia realmente accaduto a Napoli in tutti questi anni? 

Nessuno discute il nuovo Sindaco e ci si aspetta, per il ruolo che occupa, che possa fare solo del bene alla propria città perché sono i cittadini a guadagnarne in termini di vivibilità, lavoro, trasporti, decoro, turismo. Tutti vocaboli di cui ci si riempie la bocca ma che, in concreto, il più delle volte si fa fatica ad affrontare all’atto pratico.

Il punto è un altro, anzi due.

Il primo è che parlare male di Napoli di nuovo - neanche, per il suo vivere, dovesse andare a processo ogni volta - e catalogarla tra i casi gravi da risolvere, è una mancanza di rispetto. Inserendola in questo caso nei popoli cosiddetti del terzo mondo, popoli che soffrono la fame intesa in tutti i sensi, come cibo, lavoro, condizioni, non è sensibile citarli a confronto piuttosto sarebbe il caso di parlarne su come andrebbero affrontati i loro bisogni per non considerarli più tali. Napoli non è questa definizione perché, diciamocela tutta, magari quei popoli potessero avere una vita dignitosa come quella di questa o altre città!

Tutte le città presentano condizioni difficili con relativi problemi, nessuna città d’Italia - e potremmo dire del mondo - soprattutto le metropoli, si trovano in una condizione facile e lo sanno i sindaci, i primi che si trovano ad amministrarle in prima persona. 

Napoli oramai come città è abituata ad essere, di tanto in tanto, oltraggiata nella sua anima con definizioni senza riguardi, ma Napoli ha un cuore e ben vengano i suoi meravigliosi cliché, dalla pizza al mandolino, da ‘o sole e ‘o mare alle sue bellezze storiche e culturali nonché paesaggistiche, che sa dimostrare speranza, assenza di arrendevolezza, solarità, solidarietà, fratellanza, amore per gli altri. 

Una Napoli che, di questi discorsi dal tono razzista e dispregiativo, con l’anima di Pulcinella, se ne rammarica ma guarda oltre e dimostra quanto vale perché la voglia di andare avanti è talmente forte che supera tutto. In fondo, in nessun posto del mondo si sta come in paradiso!

Il secondo punto è il sindaco uscente. Obiettività: in dieci anni Luigi de Magistris ha portato Napoli al disastro, standosene con le mani in mano? 

A ‘Le Figaro’, che vede nel nuovo sindaco Manfredi "il messia", si potrebbe suggerire uno sguardo, come sfogliando un album di ricordi, su foto ricche di contenuti. 

Se n'è parlato fin troppo di periferie e quartieri come mancanza di interesse da parte dell’ex Sindaco, ma lo sguardo c’era ed era presente, da Scampia a San Giovanni a Teduccio e non soltanto da Chiaia al lungomare al Vomero. C’erano solo problemi che ci si accingeva a cercare di risolvere nonostante la mancanza di soldi, senza mai arrendersi. 

Una Napoli che ha visto un rigenerarsi quotidiano, con turisti attratti da ogni dove solo perché c’era un Sindaco che rivalutava una città cancellando dal suo vocabolario parole che esprimevano degrado, il male nelle vesti abominevoli della camorra e della delinquenza, lottando per il riscatto dal linguaggio - nel modo appunto di parlarne - alla concretezza verso la legalità, la cultura, la giustizia sociale, la solidarietà con una città pulita senza più cumuli di spazzatura sparsi ovunque.

E un turista che si accinge a venire in Italia sentendo parlare di Napoli, evidenziando le sue effettive qualità, non ci pensa due volte a visitarla. 

Napoli ha vissuto anni di riscatto nel turismo, nella vivibilità, nella sua immagine completa, dando nuove prospettive di vita a cominciare dai giovani. 

Che ci siano stati problemi e mancanze, è comune a qualsiasi altra città e ai propri sindaci, niente e nessuno è e sarà mai perfetto; ovviamente si ha da ridire sul verde o sui trasporti, c’è chi è soddisfatto e chi meno, ed è normale quando a parlare sono i cittadini, e sarà sempre così, ma allora com’è possibile che si siano riempite le strade, i musei, il lungomare fino a stare vicini da non riuscire a muoversi, com’è che vengano girati più film, fiction e quant’altro e la cultura sia stata sempre in primo piano?

È il piacere della lamentela, dell’offendere, quello che rivelano alcuni articoli e forse qualcuno dirà che anche questo è un articolo di parte, ma una cosa è certa: Napoli è ben altro che sofferenza e dolore.

Napoli è come il sole che splende anche se il cielo minaccia tempesta e tante volte, purtroppo, si dimentica il suo valore, raccontandola in modo irrispettoso e soprattutto senza amore.