Vita e aborto: diritto di scegliere

(di Francesca Carlucci)

Nel 2013 ho subito un intervento di ginecologia che purtroppo ebbe come conseguenza il farmi stare per più di un mese con il timore di non farcela. 

Nonostante tutto, di quel periodo ho un ricordo pieno di dolcezza. Prima dell'intervento, la sera camminavo nel corridoio del reparto di ostetricia e ginecologia e restavo ammirata da tutte quelle donne che si accarezzavano il pancione con il pensiero che di lì a poco avrebbero partorito una vita. Guardavo quelle partorienti senza alcuna gelosia e con un profondo senso di ammirazione e gioia che non dimenticherò mai perché sarebbero nati dei maschietti e delle femminucce che avrebbero visto il sole e le stelle, che sarebbero diventati, a piccoli grandi passi, adulti, persone dell'umanità. 

Sono contraria all'aborto. Tuttavia, questo non mi impedisce di stare dalla parte delle donne che esercitano il loro diritto ad abortire. 

Negli ultimi giorni i media internazionali si sono concentrati sugli USA, dopo che la Corte Suprema ha revocato la sentenza del 1973 sul caso Roe v. Wade e cancellato il diritto a decidere di interrompere la propria gravidanza. I singoli Stati saranno liberi di applicare le loro leggi in materia. Già Texas e Missouri rendono l'aborto illegale (il divieto di aborto si attende in vigore in 13 stati americani nei prossimi 30 giorni) mentre lo Stato di New York assicura che lì invece resta possibile. 

Spiccano su tutte le dichiarazioni rilasciate dall'ONU, parole che manifestano l'aspetto principale ignorato nelle sue fondamenta: "Il diritto ad abortire è un colpo terribile ai diritti umani delle donne".  

Siamo arrivati al punto delle nostre esistenze in cui i diritti non hanno bisogno di altri padroni all'infuori di noi. Sono i diritti conquistati nel corso di lunghissimi anni, di epoche nelle quali si è combattuto per un futuro che desse a ciascuno la libertà di scegliere, parlare, pensare, amare, vivere e questo lo può dire anche una donna come me contraria all'aborto. 

Le donne americane, così come quelle che vivono in Paesi dove ci si augura non venga in mente a nessuno di decidere le sorti altrui, hanno tutto il diritto di protestare e pretendere il rispetto di esso perché i diritti non sono soltanto una conquista ma fanno parte di noi: le scelte, la vita, nel bene e nel male, appartiene a noi... "Sono per la vita, ma ti rispetto e rispetto i tuoi diritti"... alcuni dimenticano di considerarlo.