Indifferenza: Alika Ogorchukwu non meritava questo

(di Francesca Carlucci)

"Voglio vedere in faccia l'uomo che ha ucciso mio marito e mi deve dire perché... Italia non lasciarmi sola"

Italia? Quale Italia? Quella che ha ripreso l'ambulante Alika Ogorchukwu mentre veniva aggredito con ripetuti colpi inferti prima con una stampella poi a mani nude fino a causarne la morte, venerdì pomeriggio nel centro di Civitanova Marche da Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo? Quella che, assistendo alla scena e riprendendola con il cellulare, non ha mosso un dito, non per paura e vigliaccheria personale per la serie "non mi riguarda", ma insieme, in gruppo, per separare l'assassino dalla vittima? 

Ora sono tutti affranti e sgomenti, tutti pronti ad aiutare Charity, la vedova di Alika, che non trova pace, e il loro figlio di otto anni. Ma in quegli istanti dov'erano il senso di appartenenza, comunità, inclusione, uguaglianza? 

"Mio marito era nato a Benin City, in Nigeria. Dieci anni fa era venuto in Italia per cercare lavoro. Io sono arrivata un anno più tardi, ci siamo conosciuti qui. Ci siamo sposati e siamo diventati genitori. Ogni giorno usciva con la sua borsa carica di accendini e fazzoletti da offrire ai passanti in cambio di pochi euro. Una sera è stato investito da un ubriaco mentre tornava a casa. Ha riportato una lesione permanente al nervo del polpaccio. Per camminare doveva usare una stampella, ma ha continuato a lavorare. Non avrebbe mai rinunciato al contatto con le persone. Offriva accendini in cambio di qualche moneta, di un sorriso. Proprio l’altro giorno gli avevano rinnovato il permesso di soggiorno come lavoratore del commercio ambulante. Era così felice"

Vergogna. Non esiste altro termine che questo, il resto sono tutte scuse a un senso di colpa tardivo che non riporterà indietro la vita di un uomo che non ha fatto nulla di male e che paga il razzismo immotivato della violenza e della cattiveria.

In attesa che venga fatta giustizia, sentirsi indignati verso chi poteva fare qualcosa e non l'ha fatto è la logica conseguenza di un comportamento che sembra giustificare l'atrocità di una morte che evidenzia l'indifferenza e la mancanza di pietà e sensibilità

La morte di Alika non è una scena di un film a cui si assiste indifferenti, è la morte del sentimento di fratellanza: non è stato solo l'assassino ad aver ucciso, ma gli occhi di chi non l'ha evitato.