Durante l’emergenza Covid-19,
insieme ai medici e al personale sanitario, gli infermieri si sono distinti per
aver donato cuore, tempo e impegno, senza fermarsi mai (alcuni di loro, purtroppo,
dando la loro stessa vita) ai pazienti ricoverati.
Il Movimento Nazionale Infermieri il 15 giugno è sceso nelle piazze italiane per chiedere il riconoscimento dei propri diritti e la giusta attenzione in termini sociali, oltre che economici. Gli infermieri si rivolgono alle istituzioni per una maggiore stabilizzazione del loro lavoro, soprattutto dopo i mesi trascorsi, e per chiedere di investire nella sanità .
Non si reputano eroi ma non
vogliono essere dimenticati, come si legge tra gli striscioni dei manifestanti,
che hanno lanciato palloncini rossi al cielo per ricordare le vittime del
coronavirus.
Esistono mestieri, come quelli in
campo medico, nei quali il lavoro può intendersi come una vera e propria
missione, per cui andrebbe dato loro qualcosa che vada oltre la considerazione
di “angeli”. È per questo che la categoria ha deciso di protestare.
Li abbiamo applauditi dai balconi
in tempi di lockdown, sarebbe il caso di premiare la loro professionalità che
ora, come in passato e in futuro, è fondamentale.
Mentre eravamo chiusi in casa,
aspettando che tutto passasse il più in fretta possibile, nelle corsie degli
ospedali, nelle terapie intensive, senza badare che fosse notte o giorno, gli
infermieri hanno lottato per noi. I loro volti segnati dalle mascherine
protettive hanno rappresentato ciò che significa dedicarsi agli altri, non per
mestiere, ma per abnegazione.
Non dimentichiamolo.
FRANCESCA CARLUCCI
www.ansa.it
(flash mob a Napoli)
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