Perché Napoli piange Maradona?

 

Perché Napoli piange Maradona? Perché soffre di questa perdita come se fosse morta una persona cara?

Sapete qual’era il sogno di Diego Armando Maradona da bambino? Alla domanda di un giornalista che si aspettava la risposta del sogno di diventare calciatore, lui rispondeva: “No, la prima cosa che desideravo era andarmene da dove vivevo”.

Maradona veniva dalla periferia povera di Buenos Aires e sapeva benissimo quanto era difficile andare avanti. Probabilmente fu proprio per questo che quel semplice ragazzo argentino andò a braccetto con lo scugnizzo partenopeo che diventò o che in fondo era già.

Cosa importa a noi, oggi come oggi, di come abbia vissuto? Quando una persona muore, che abbiamo amato, conosciuto o meno, è ciò che ci lascia dentro che resta, non se abbia vissuto la sua vita in modo turbolento o sregolato. E' l’anima che non dimentichiamo. Cosa possiamo perdonare a Maradona? Quello che perdoneremmo a noi stessi? Ciascuno di noi ha una propria vita e nessuno può essere giudice dell’altro.

Quel ragazzo che lanciò il pallone in cielo allo stadio San Paolo (che presto sarà a lui intitolato) quando vi fece il suo primo ingresso davanti ad un pubblico in preda alla gioia, regalava in quel preciso istante l’emozione di un nuovo inizio, un po’ come dire… e adesso tocca a voi, non solo a me, rendere grande Napoli, non solo come squadra, ma come città agli occhi di tutti, dell’Italia e del mondo.  

“Sembrava che all’Italia di Napoli non importasse nulla”, furono le sue parole rilasciate in un’intervista. Maradona sin dal principio difese i napoletani dal razzismo. Si accorgeva da solo, con umiltà e perspicacia, della considerazione che Napoli aveva e seppe riscattarla attirando l’attenzione su una città che aveva solo bisogno di essere riconosciuta uguale alle altre. E ci riuscì non solo con un gol, con un palleggio, con “'na finta e Maradona che squaglia o' sanghe dint 'e vene”, ricordando una battuta esilarante in “Così parlò Bellavista”; lo fece con la sua persona, con l’essere se stesso perché sapeva cos’era vivere una vita dura, guardandosi allo specchio in una città che era come lui.

Andare via da Napoli non significò la fine del suo rapporto con la città. Se la città lo piange come un fratello e un amico, c’è un motivo ed è che il suo cuore respirerà sempre dint’ e vic, 'nmiez ‘e quartieri, sotto ‘e murales, Maradona esisterà sempre per lo scugnizzo che è stato e sarà, perché lui è Napoli, una immensa città italiana ricca d’amore infinito.

FRANCESCA CARLUCCI