(di Francesca Carlucci)
È il sindaco dell’accoglienza, l’ex sindaco di Riace, il sindaco conosciuto e apprezzato nel mondo per non essersi fermato davanti alla disumanità sulla questione migranti: Mimmo Lucano, un uomo concreto e di una semplicità disarmante che non smette di credere in un’altra umanità possibile.
Nonostante abbiano cercato di oscurarla, Riace continua ad avere lo sguardo verso il prossimo, ma come nasce “il paese dell’accoglienza”?
Intanto, ci sono aspetti fortemente
contrastanti. Mi spiego. Questa accoglienza a Riace è nata con un processo spontaneo
perché c’è stato uno sbarco. Non è nata perché è stato fatto uno studio di
fattibilità con gli aspetti economici, niente di tutto questo. È semplicemente
che mi sono trovato coinvolto come volontario. Non ero sindaco all’epoca e un
vescovo, monsignor Bregantini - all’epoca era vescovo di Locri - mi ha chiesto,
dopo lo sbarco, perché le persone erano state portate alla Casa del Pellegrino,
la struttura che c’è a Riace. Bregantini venne a Riace per chiedere
collaborazione che nessuno gli diede. Io sapevo della questione curda, ero
simpatizzante dei militanti del PKK, di Öcalan, e praticamente ho detto “va
bene”. Bregantini mi aveva visto con questo impegno fuori dal normale
perché non mi costava sacrificio, mi piaceva e mi rendeva utile, era l’estate
del 1998, ero in vacanza e a scuola non dovevo andare. Dopo un po’ di giorni Bregantini
mi ha detto “Guarda, ti nomino responsabile del centro”. Per me è stata la nomina più
bella perché informale, senza timbri, senza firme, mi ha toccato il cuore e
rifarei tutto quello che ho fatto esattamente.
Monsignor Bregantini non l’ha mai dimenticata.
Per me è straordinario che
monsignor Bregantini, a distanza di 23 anni, si è ricordato di quando i miei
avvocati gli hanno chiesto se poteva venire a fare il testimone. È venuto e con
quale orgoglio ha ribadito che non c’è stata una problematica penale, semmai ha
parlato di un paese che è pioniere di umanità nel mondo. Ed ecco perché c’è
questa cosa contrastante perché, dopo tantissimi anni, il modello Riace - che
sostanzialmente riguarda i luoghi delle partenze che si ripopolano grazie agli
arrivi nei luoghi dell’immigrazione e una spinta per la rigenerazione sociale delle aree abbandonate - era un messaggio per la Calabria e per il mondo.
Lei afferma che Riace ha vissuto una contraddizione, in che senso?
Consideri che a tantissime
persone, rifugiati che arrivano in fuga dalle guerre e dai drammi dell’umanità, vengono riservate loro le periferie più squallide, i posti vicino alle stazioni
ferroviarie, ad esempio le baraccopoli, le tendopoli, mentre i nostri paesi
sono abbandonati, dove non c’è nessuno con abitati che non servono a nulla, ma ancora più grave se lo paragoniamo a quello che c’è nel mondo dove
si continua a costruire nelle grandi metropoli. Hanno fatto uno studio in Cina,
ci sono più di 75 milioni di abitazioni che non servono a nulla, solo a
cementificare i luoghi, a provocare danni ambientali e però c’è una grande
maggioranza della popolazione mondiale che non ha una casa. Queste sono le
grandi contraddizioni dell’umanità e che ha vissuto Riace.
Perché Riace ha riscosso tanto clamore a livello mondiale?
Il mondo ha parlato, così come Bregantini,
e quando dico il mondo dico antropologi, musicisti, registi, filmmaker,
soprattutto studiosi da tutto il mondo sono venuti a Riace. Un piccolo paese
semi abbandonato ha aperto le porte e le case, ha rigenerato i luoghi ed è
stata una risposta insolita alla questione globale dell’immigrazione dove le
risposte sono quelle delle misure di sicurezza, di rafforzare i confini, di non
prestare soccorsi in mare, di chiudere le vie d’uscita, di creare dei lager, di risolvere non facendo
scendere dalle navi e tenendo prigionieri gli esseri umani. Tutto questo ha
portato ad una visione nuova, cioè che la soluzione umana è sicuramente meglio
di quella disumana.
Ciò vuol dire che di buono a Riace ne è stato fatto eccome. Tra
l’altro, lei ha dichiarato che rifarebbe quello che ha fatto “per creare mille
Riace” e ha ricevuto, a livello mondiale, innumerevoli apprezzamenti.
Ecco, Riace si è trovata al
centro di questo dibattito mondiale e poi qualcuno ha pensato di delegittimare,
di distruggere questo messaggio puntando su una questione giudiziaria che fa
acqua da tutte le parti. Lo voglio dire, come dico pure che rifarei quello che
ho fatto a distanza di pochi giorni dalla sentenza. Mi sembra che, da un certo
punto di vista, hanno parlato tantissimo però voglio dire che Riace, come
piccola popolazione locale, ha probabilmente indicato una soluzione, la via del
riscatto e del rispetto dei diritti umani, all’umanità.
Allora, secondo lei, perché si è voluta frenare quella rivoluzione
culturale e umana?
Indicare la via del riscatto dei
diritti umani può essere un fatto pericoloso perché nell’affermare delle
guerre, della vendita delle armi, delle controversie economiche internazionali,
dello sfruttamento dei territori, dell’imporre i sistemi economici e le
politiche del neocolonialismo, Riace è stata un piccolo granello in mezzo
a questioni globali anche dal punto di vista economico e ha indicato una
soluzione che non tiene conto delle armi, dell’odio, del razzismo, delle
discriminazioni e io l’ho detto, dovrebbe essere una rivoluzione della
normalità, delle coscienze che si ribellano per una relazione umana che libera
tutto ciò. Quindi, come si fa a delegittimare? Si fa infangando chi come me era
il sindaco. Io all’epoca ero il sindaco di Riace, ero la persona che politicamente
trasmetteva questo messaggio con una certa cognizione di causa. Io non ho fatto
accoglienza perché ero uno sciocco o un buonista, assolutamente no, io ho
imparato con umiltà ogni giorno dalle persone che arrivavano, ho cercato di
capire perché arrivavano, allora ho capito che non è una questione di poco
conto, è una questione che interessa il mondo e ho dato un contributo per
migliorare il mondo e che senso ha la politica se non tiene conto di questi valori,
dei valori umani e sociali e dell’etica? Dove lo trova l’entusiasmo una persona
per interessarsi dei problemi della politica quando non si vive questa
condizione anche diciamo della coscienza dove tu sei utile, dove tu ti metti
dalla parte di chi rivendica il rispetto dei diritti umani, dalla parte di chi
subisce decisioni di guerra e torture? Io questo ho fatto e mi hanno voluto
delegittimare.
Come mai si rivela così difficile far prevalere una società più “umana”
volta ai valori dell’uguaglianza, dell’integrazione, del concetto di migrante
come fratello e sorella, dell’accoglienza rispetto all’egoismo e alla
discriminazione?
Dovremmo chiederlo a chi ha
ammazzato Giuseppe Valarioti, Peppino Impastato, don Giuseppe Diana, Pio La
Torre, don Giuseppe Puglisi, Mahatma Gandhi, pensiamo a quello che ha subito Nelson
Mandela. È questa la storia dell’umanità. Me lo chiedo pure io, lei mi potrebbe
aiutare (chiede N.d.R)? Ma perché
deve essere così? Perché? Perché è stato ammazzato Martin Luther King? Eppure
parlava di pace!
Dopo la sua esperienza come sindaco di Riace, lei si sta dedicando alla
sfida per le regionali in Calabria, a sostegno di Luigi de Magistris, con la
lista “Un’altra Calabria è possibile”. Le chiedo qual’è l’altra Calabria alla
quale auspica e quali sono i suoi obiettivi, a livello sociale, che si
prefigge?
Io vorrei dare un contributo per
riproporre esattamente quello che, in piccolo, abbiamo dato nella
mia esperienza da sindaco dove ho toccato tutti i temi che sono quelli della
Calabria, dello spopolamento, delle aree fragili, dell’accoglienza. Mi
piacerebbe contribuire a fare finalmente una vera riforma agraria legandola ad
un’idea di accoglienza come gli SPRAR - queste attività adesso si chiamano SAI –
che è un contributo lungimirante. Abbiamo capovolto il paradigma da un problema
a una risorsa. Non è un luogo comune, Riace è stata la realtà, la rigenerazione
delle aree fragili attraverso l’immigrazione, attraverso un contributo che è
connaturato alla storia antropologica delle comunità locali, a risvegliare le
coscienze rispetto all’ospitalità, l’accoglienza e poi facendo diventare questo
fenomeno una straordinaria opportunità per contrastare il declino demografico,
ricreare condizioni di armonia sociale dei luoghi, combattere le mafie - che nel
silenzio e nell’abbandono hanno gioco facile -, creare condizioni per una
politica che segni anche una idea collettiva con il concetto di bene comune
nelle comunità, fare in modo che tutti i paesi calabresi abbiano, come abbiamo
fatto a Riace dove abbiamo modificato lo statuto comunale, acqua bene pubblico
ed evitare che ci siano intermediari che arrivano poi a creare sistemi di
profitto per i privati. Penso alla Sorical che, secondo me, è stata causa di
problematiche finanziarie per tantissimi comuni calabresi perché applica
tariffe che non sono legittime e quindi appesantisce in maniera notevole le
problematiche finanziarie di tutti i comuni.
Cosa ricorda, al riguardo, di quando era sindaco?
Ricordo che i trasferimenti dello
Stato diminuivano di anno in anno penalizzando la spesa sociale, i servizi
pubblici, l’intera comunità e spesso i giovani hanno avuto come unica
alternativa quella di andare via.
Avete fatto anche un lavoro sui rifiuti.
Sì perché sono nelle mani delle
mafie, di una filiera che li porta al controllo, ad holding, invece i rifiuti
possono essere delle risorse con la raccolta differenziata per il rispetto dell’ambiente.
Lei prima accennava ad una riforma agraria legata all’accoglienza, in
che modo?
Per creare occasioni sui terreni abbandonati,
sui vigneti, oliveti, sulla zootecnia, sull’agricoltura biologica.
Come allontanare la mafia dalla politica?
Nei paesi interni, che sono l’anima della Calabria, penso ad attività teatrali, scolastiche, sulla lingua dialettale e le minoranze linguistiche, penso a fare in modo che ci siano processi di associazionismo, che si risvegli la voglia dei giovani di rimanere nella nostra terra, del dire “non esiste solo la mafia”. La politica deve essere al di sopra e culturalmente deve essere contraria. Lo dico apertamente che non voglio che nessuno delle mafie voti per noi. Noi siamo dell’idea, di un sogno, di una Calabria libera dalle mafie, con la voglia di dire che siamo nati in una terra dalla quale non dobbiamo per forza andare via per trovare altrove quello che possiamo trovare da noi.
In che condizioni si trova attualmente la sanità calabrese?
La spesa delle strutture
sanitarie in Calabria occupa il costo più alto da affrontare. Consideriamo gli
ospedali. Noi siamo a Riace, l’ospedale più vicino è diventato Reggio Calabria.
Quando ero piccolo io c’era, tra gli altri, l’ospedale di Locri. Anno dopo anno
hanno chiuso i reparti, praticamente adesso si devono poggiare su Reggio
Calabria. Questa è una cosa assurda in una regione dove la spesa sanitaria
occupa il primo posto, per cui si smetta di finanziare cliniche private. La sanità
deve essere pubblica e deve tenere conto che è un principio costituzionale
importante per cui tutti siamo umani di fronte alle problematiche della salute.
E i trasporti?
Il problema dei trasporti
riguarda anche le aree periferiche dove una corriera arriva solo una volta al
giorno, dove spesso non arrivano i giornali, dove c’è un solo binario. Nelle
altre regioni c’è l’alta velocità, il tratto della ionica praticamente ha solo
un binario.
Quest’estate in Calabria si sono verificati molti incendi. Secondo lei,
qual'è stata la causa?
Penso all’abbandono delle
campagne, al dissesto idrogeologico. Quando ci si sono stati tutti quegli
incendi nei boschi, che sono il polmone della nostra terra, non c’era da
trovare il colpevole. Il colpevole sono stati gli anni in cui ci hanno fatto
credere che il consumismo, la società moderna deve consumare tutto più
velocemente possibile, che i nostri sistemi di vita non sono adeguati, che
dobbiamo andare via perché all’epoca bisognava alimentare l’industria del nord,
avevano bisogno di braccia e i nostri braccianti hanno abbandonato le nostre
campagne, non ci sono più i pastori, quelli che custodivano il territorio e
questo è stato inevitabile. La Calabria è una terra fragilissima sotto tutti i
punti di vista, anche idrogeologico, perché la mano dell’uomo è stata abbandonata,
siamo passati dal dominio della borghesia agraria all’abbandono delle terre,
quelle terre viste come sofferenze, non come un’occasione invece su cui
costruire il futuro della nostra terra.
Cosa sogna Mimmo Lucano?
Di riproporre quello che è stato
il mio impegno in un piccolo comune dove la politica è stata la protagonista di
un’idea di riscatto sociale, umano, culturale.
È “possibile” costruire una nuova umanità che dia priorità al rispetto
dei diritti umani, del lavoro, dell’ambiente, della solidarietà?
In piccolo, abbiamo dimostrato che la politica non è una parola chiusa. Ma poi perché non votano? Ci sarà un motivo, i cittadini hanno anche ragione perché da venti, trent’anni si ripetono sempre le stesse cose. Alla fine è un’occasione per loro, per avere privilegi, per mantenere poltrone, ad alcuni non importa nulla e si ricordano che esistono i cittadini e la comunità quando bisogna votare perché hanno bisogno del voto e con un gioco di parole perverso purtroppo la gente li vota perché pensa che è come un investimento, quindi votiamo per chi, con le promesse, tutela quello che vogliamo. Io ho capovolto questo scenario, sono diventato sindaco e l’ho fatto come le sto dicendo, con tutti questi sogni, queste aspirazioni, ci ho creduto, non è stato solo il fatto dell’accoglienza a Riace, è stato un processo politico in cui si è tentato di dare un contributo nuovo non con luoghi comuni, non con impegni che rivendicano responsabilità altrove, ma solo di partire dall’accoglienza - che comunque è un aspetto che riguarda il nostro livello culturale più profondo - facendo in modo che ci fosse un duplice sguardo: da una parte la nostra terra, dall’altro il mondo.
C’è una persona (o delle persone) che le è stata particolarmente vicino
in tutto questo tempo e che vorrebbe ringraziare adesso?
Il sindaco de Magistris mi è
stato accanto quando mi è capitata la vicenda giudiziaria ed è uno dei motivi per
i quali ho accettato di sostenerlo. Io di solito non è che ho risposto "sì" tante
volte a chi mi chiedeva di partecipare a livello regionale e anche per le
elezioni del Parlamento europeo, lei provi ad immaginare quante persone me l’hanno
chiesto per il Parlamento europeo! Non sono sciocco da capire che avrei avuto
una grande opportunità. Tante persone fanno i conti nella politica, se gli
conviene, quant’è l’indennità, io non ho guardato questo, ma con de Magistris è
stato diverso, mi è stato vicino. Poi devo aggiungere anche gli ex presidenti
della Calabria, Loiero e Oliverio, devo dire le cose come stanno, e tantissimi altri.
(L’intervista è terminata ma Lucano aggiunge…)
Le vorrei anticipare che nei
prossimi giorni ci sarà una sorpresa qua con padre Alex Zanotelli, il
missionario comboniano, e il vescovo monsignor Bregantini.