Ricordando Giancarlo Siani tra lavoro e società civile

(di e foto Francesca Carlucci)

"Ricordare Giancarlo, dalla panchina della legalità a Torre Annunziata, per poi proseguire a Roma alla Camera dei Deputati consegnando al Presidente della Camera una raccolta di 57 articoli di Giancarlo che non riguardano la camorra, ma il lavoro".

Con queste parole Paolo Siani ha iniziato il suo intervento stamani a Villa Parnaso, presso la panchina della libertà di stampa, ricordando il giorno della nascita di suo fratello Giancarlo, corrispondente da Torre Annunziata de 'Il Mattino', ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985.


Un incontro che ha abbracciato temi che hanno messo in luce quanto Giancarlo Siani sia emblema del giornalismo da seguire in futuro, come lo è stato in tutti questi anni, ed esempio di insegnamento per combattere il malaffare.


Siani, infatti, ha proseguito evidenziando l'importanza del lavoro, anche a livello educativo, da parte del fratello: "Giancarlo ha scritto molto di più di lavoro, sindacati, proteste di operai e studenti, che di camorra, perché negli anni '80, dopo il terremoto, c'era la crisi del lavoro esattamente come oggi dopo il Covid. Giancarlo capiva che togliere il lavoro garantiva falso lavoro e falsa ricchezza, condannava a indigenza, a trovare il modo per vivere. La camorra si può battere, ma non è solo questione di forze dell'ordine e repressione. I ragazzi appena nascono in tutte le famiglie, a rischio e non, bisogna indirizzarli verso una vita normale perché nessun ragazzo sceglierà mai di prendere una pistola per sparare se ha una chance nella vita".


Argomenti rafforzati da un giornalismo civile e una società che prenda coscienza che solo facendo squadra è possibile combattere la camorra, come ha fatto notare il senatore Sandro Ruotolo presente all'evento:


"Noi diciamo che gli indifferenti sono complici della camorra e anche quel giornalismo che non si impegna sul terreno dei diritti, della lotta per la legalità, del lavoro, del circolare liberamente senza il terrore delle pallottole vaganti, ma bisogna dire che i giornalisti vengono uccisi, minacciati perché sono soli senza la società civile. Per questo, bisogna uscire dalla paura e dall'omertà".


L'incontro ha visto, tra gli altri, la partecipazione e gli interventi di don Ciro Cozzolino, referente di Libera, Tania Sorrentino e Maria Adriana Cerrato, moglie e figlia di Maurizio Cerrato ucciso per un parcheggio il 19 aprile scorso, e Fabiola Staiano, figlia dell’imprenditore torrese Luigi, assassinato dalla camorra il 4 luglio 1984, oltre che del "Comitato di liberazione dalla camorra e dal malaffare" costituitosi giovedì scorso.