Aiutare i rifugiati nel mondo senza discriminazioni

(di Francesca Carlucci)

Si celebra il 20 giugno la Giornata Mondiale del Rifugiato, l'appuntamento annuale sancito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla condizione di più di 100 milioni di rifugiati nel mondo (dati relativi ai primi mesi del 2022). 

L'intento è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica (ovviamente tutti i giorni dell'anno) su richiedenti asilo e sfollati i quali, costretti ad abbandonare la propria terra scappando da guerre, violenze e persecuzioni, iniziano - fino a rischiare la vita o morire - un "viaggio della speranza" spesso lungo e drammatico subendo anche torture e abusi indicibili in cerca di un avvenire migliore. 

La ricorrenza nasce con lo scopo di intensificare gli sforzi per prevenire e risolvere i conflitti, ma anche per spingere verso la pace e la sicurezza dei rifugiati, nonché sottolineare la forza di quanti non si arrendono alla mancanza del rispetto dei diritti umani e ai disastri climatici pur di salvarsi. 

Giornata come queste evidenziano quanto ancora ci sia da fare soprattutto da parte dei governi che dovrebbero impegnarsi nel garantire a ogni rifugiato di superare il trauma della fuga, di avere un posto sicuro dove vivere e un lavoro che possa renderlo utile alla società. Inoltre, essere in grado di fornire istruzione ai bambini, assistenza sanitaria e di premunirsi di un dispositivo di ricerca e salvataggio in mare. 

Occorre, quindi, saper aiutare essendo solidali - senza essere discriminanti in relazione alla provenienza dei profughi - attraverso qualsiasi mezzo di integrazione e inclusione sociale ed economico. 

Accogliere coloro che non godono più di una vita quantomeno serena, difenderli da speculatori che agiscono in modo disumano sulla loro sopravvivenza e costruire condizioni di pace salvaguardando il diritto a non emigrare non sono soltanto soluzioni giuridiche e politiche di prese di posizione, ma umanitarie, di amore verso il nostro prossimo al quale dovremmo avvicinarci, non il contrario. 

"Non di rado l’arrivo di migranti, profughi, richiedenti asilo e rifugiati suscita nelle popolazioni locali sospetti e ostilità. Nasce la paura che si producano sconvolgimenti nella sicurezza sociale, che si corra il rischio di perdere identità e cultura, che si alimenti la concorrenza sul mercato di lavoro o, addirittura, che si introducano nuovi fattori di criminalità. Occorre superare pregiudizi e precomprensioni".

(Papa Francesco)