"Ma mu spieghi", ci si chiede in Sicilia sul decoro urbano

(di Antonella Carta tratto da www.giovannicupidi.net)


MA MU SPIEGHI

Le domande dell’uomo comune sul decoro urbano 


Ma mu spieghi… è la voce del dubbio, un messaggio in bottiglia che galleggia in attesa di risposta, domande che nascono spontanee al solo guardarsi intorno. 

Quel modo tutto siciliano di iniziare una frase con la preposizione avversativa Ma, in opposizione a ciò che non va come dovrebbe anche quando basterebbe poco perché una determinata situazione migliori. 

Gentilmente, mi spiegheresti…”, il suo corrispettivo elegante. Ma (ecco che ritorna) queste righe più che all’eleganza puntano alla sostanza, ad esprimere in modo semplice, ma su carta (e scusate l’allusione) perplessità ataviche relative a questioni irrisolte, semplici ma a volte essenziali che, se modificate, possono cambiare la qualità della vita di qualcuno. 

E allora, ma mu spieghi perché…? 


IL BELLO CHE NON C’E’ 

Oggi parliamo di un aspetto del vivere comune a mio parere solo apparentemente secondario: la perdita della bellezza. 

Sotto casa mia hanno da poco ristrutturato una rotatoria. Era brutta, grigia, inutilmente gigantesca, con due fermate dell’autobus con capottina parasole squadrata, elementare, senz’anima, e nemmeno una panchina, necessaria per anziani-bambini-donne incinte, e un po’ per tutti, dati anche i tempi biblici di attesa del mezzo. 

Grigia e uniforme la pavimentazione, senza un po’ di verde, neanche una margherita. 

Ma un giorno sono iniziati i lavori, hanno smantellato tutto, ci ho sperato. 

Rifatta identica. 

E allora viene da chiedersi Ma mu spieghi che ci voleva a pensare di aggiungere un po’ di colore, anche nella pavimentazione, con mattoni allegri che avrebbero accolto con più garbo il viaggiatore? 

Che sarebbe costato aggiungere quattro piante, un’aiuola, magari una fontanella di quelle piccole e discrete… vabbè la fontanella no, sto esagerando. Perché non cogliere l’occasione per metterle finalmente quelle benedette panchine sotto le tettoie? A quel punto ci saremmo anche fatti bastare la loro linea anonima e glaciale. 

Possibile che sia così difficile immaginare la sofferenza di un anziano costretto ad attendere un mezzo pubblico in piedi sotto il sole? Il prezzo sarebbe stato davvero tanto superiore? 

In questi casi mi viene da chiedere se scelte del genere siano consapevoli, dettate magari dall’ansia di risparmiare (sempre sui cittadini) o se invece si tratti solo di incuria, se si insiste nel reiterare la bruttezza e la scomodità solo per abitudine, perché da troppo tempo si fa così e valutare la possibilità di un cambio di rotta non è più nella nostra mente. Nel nostro cuore. 

Ci siamo abituati a produrre in serie, senza amore. Questa è secondo me la cosa più grave, la disumanizzazione del progetto, il fatto che trovare bellezza tra le strade si può, ma solo se si guarda al passato, tra i palazzi liberty o barocchi e i marciapiedi ricamati di mosaici che nessuno costruisce più.