Social network:
arriva la carta d'identità obbligatoria
Una carta d'identità necessaria per iscriversi ai social
network ed ai servizi online. La richiesta è contenuta in un disegno di legge
presentato al Senato ad ottobre, firmato dai senatori Malan, Damina, Vitali,
Aimi, Floris, Pagano, Cangini, Giammanco e ora all'esame della commissione
giustizia. La proposta modifica il decreto
legislativo n. 70 del 9 aprile 2003 dal titolo "Attuazione
della direttiva 2000/31/CE relativa a taluni aspetti giuridici dei servizi
della società dell'informazione nel mercato interno, con particolare
riferimento al commercio elettronico".
Carta d'identità per social network e servizi online
L'idea, in
sostanza, è quella di far venir meno l'anonimato, per agevolare gli
hosting provider nel fornire alle Forze dell'ordine "i dati
anagrafici collegati al profilo per cui si ipotizza il reato". Oltre alla
motivazione deterrente, l'obiettivo dovrebbe essere quello di risalire più
facilmente all'identità di un utente specifico. Come evidenzia uno dei
promotori, il senatore Pagano, «L'anonimato, pur non essendo un diritto
costituzionalmente tutelato, in quanto l'art 21 della Costituzione sancisce
il diritto alla semplice libertà di espressione, viene comunque garantito dalla
mia proposta. Si potrà infatti continuare a utilizzare un nickname, di
qualunque genere: l'identità dell'utente verrà rivelata alle autorità solo in
caso di comportamenti penalmente rilevanti».
Carta
d'identità per social network, le critiche
La proposta
ha suscitato però le critiche degli addetti al settore. Da un lato i social
avrebbero a disposizione un grande archivio con dati sensibili come le copie
delle carte d'identità di ogni iscritto, cosa non proprio edificante
considerato che si tratta di società commerciali. Poi, come ricorda QuiFinanza,
Stefano Zanero, specializzato in sicurezza informatica parla un disegno di
legge che non potrebbe essere attuato poiché, per effetto stesso della
norma, i principali social network sarebbero esclusi dalla sua
applicazione. Nel testo c'è scritto che sono escluse «le prestazioni di
servizi della società dell'informazione effettuate da soggetti stabiliti in
Paesi non appartenenti allo spazio economico europeo». Senza
trascurare il fatto che, al momento, una delle maggiori difficoltà nelle
indagini per cui sono necessari i dati degli utenti nelle mani dei fornitori
esteri, è la necessità di una rogatoria (ossia una richiesta
da inoltrare all'estero) che però con questa proposta di legge rimane tale e
quale.
(G.L.) (fonte studio Cataldi)