L'indifferenza non è amore

"L’indifferenza porta alla violenza, perché l’indifferenza è già violenza”. Sono queste le toccanti parole di Liliana Segre che lo scorso 31 gennaio ha rilasciato come sua testimonianza, nel ricordo degli ebrei partiti il 30 gennaio 1944 e nei mesi successivi, dal Memoriale della Shoah della Stazione Centrale di Milano.


Lo ha fatto in piedi, ricordando il silenzio colpevole, tra il rimbombo dei treni e la vita normale sopra le teste, davanti al muro con incisa a caratteri cubitali la parola "indifferenza". 

"Quando ci hanno spinti nei vagoni e sigillati ognuno piangeva con le lacrime dell’altro. Il giorno dopo già cominciavo a cercare di sottrarmi alla disperazione e cercavo di avere quella forza che hanno gli adolescenti che sono fortissimi e possono cambiare il loro destino", ha continuato.

Nei suoi discorsi Liliana Segre si rivolge continuamente ai giovani perché sa che possono fare la differenza impegnandosi a fin di bene affinchè imparino ad amarsi e a non essere indifferenti davanti a qualsiasi dolore o circostanza altrui.

La memoria dell’Olocausto è un ricordo vivo e perenne che può spingere soltanto in una direzione positiva della vita. I superstiti della Shoah come la Segre non hanno mai parole di odio, nonostante gli orrori patiti, ma sempre d’amore. Questo perché hanno trasformato la loro vita in testimonianza di pace, rispondendo all’odio con l’amore con la speranza che si lotti contro ogni forma di violenza e di indifferenza con la forza costante, e senza remore, dell’amore universale. 

Non si tratta, quindi, di parole rivolte esclusivamente al passato, ma di esempio per il presente e soprattutto per un domani migliore.

FRANCESCA CARLUCCI 
foto video tg3