Depressione da Covid: superiamola insieme

Quali sono gli effetti che questa pandemia sta lasciando in noi, oltre la paura del contagio?

Basta guardarsi intorno per notare che, in un certo qual modo, manca più o meno a tutti la vita di prima, quella che ci porta, in primis, a relazionarci con gli altri.

Dall'inizio della pandemia, abbiamo cominciato a proteggerci indossando la mascherina, osservando le distanze fisiche, non toccandoci, accantonando abbracci, baci, carezze. Abbiamo sperato che l'incubo passasse in fretta, che andasse tutto bene per riprendere dove avevamo lasciato le nostre esistenze quotidiane ma, nel mentre, è passato un anno in cui, a parte la parentesi estiva, non è tornato nulla, se non vedere mutato il nostro modo di sentirci adesso ognuno di noi, essere umani 'sociali' fatti per una socialità e una condivisione senza restrizioni che si è fermata.

Isolamento sociale, limitazione delle libertà quotidiane, incertezza sul futuro specialmente lavorativo ed economico, ritmi di vita cambiati, tutto questo incide sulla psiche e sulle conseguenze che ne derivano, un elenco lungo e preoccupante che riguarda tutti, dai bambini agli anziani: bambini e ragazzi che non crescono insieme a scuola, in presenza, confrontandosi, come per gli adulti diventati eremiti dall'oggi al domani, avvertendo una profonda angoscia mista a solitudine, depressione, ansia, noia, stress e malinconia; smart working senza il piacere di condividere una giornata lavorativa con i colleghi; aumento dei casi di violenza domestica; adulti che devono gestire il disagio dei propri figli riorganizzando la giornata; nascita di meno bambini per le prospettive future incerte; perdita del posto di lavoro; rapporti tenuti a distanza mediati da uno schermo di smartphone o computer che priva di un contatto diretto ricco di calore umano; aumento dei disturbi alimentari, insonnia e mal di testa; sensazione di essere inutili, impulsività e attacchi di panico; peggioramento del funzionamento lavorativo e sociorelazionale.

E allora cosa fare affinché il nostro stato d'animo appesantito da una quotidianità difficile da sopportare non si aggravi? 

Sperare, e questo va oltre i consigli di psicologi che analizzano e studiano il nostro comportamento. Continuiamo a desiderare di tornare ad essere liberi, senza più zone colorate che limitino i nostri movimenti e condizionano fortemente il nostro relazionarci, crediamoci ancora che tutto passerà, ritenendoci fortunati, e per questo maggiormente pazienti, che il virus non ci abbia colpiti, vacciniamoci per affrettare i tempi. 

E soprattutto, non esitiamo a chiedere aiuto, non solo a noi stessi, non arrendendoci ad apatia e pessimismo tenendoci attivi, effettuando anche attività fisica o seguendo le nostre passioni come la lettura, la musica e quant'altro, ma manteniamo vivi i contatti con gli altri perché il distanziamento fisico non deve portare all'isolamento, ma ad una maggiore sensibilità ed interesse verso il prossimo. Un aiuto che non andrebbe rifiutato a chi ce lo chiede perché, insieme ad un confronto vissuto ed espresso al telefono o sulle piattaforme social, ci porta a sentirci vicini, uniti, uguali nella distanza e, quindi, più solidali gli uni con gli altri.

FRANCESCA CARLUCCI