Migranti e Richard Gere: l'importante sono i diritti umani

(di Francesca Carlucci)

È il 9 agosto 2019. Mentre si trova in vacanza, l'attore Richard Gere, dopo aver acquistato a Lampedusa frutta e bottiglie d’acqua, sale a bordo della Ong Open Arms per portare conforto ai migranti. 

Se fosse stata una persona qualunque, si sarebbe gridato allo scoop? 

Al processo che vede Matteo Salvini sotto accusa per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per il ritardo nello sbarco di 147 migranti a bordo della nave della ong spagnola Open Arms, è stato ammesso come teste Richard Gere perché, secondo la difesa di Open Arms, "l'attore può riferire quali fossero le situazioni complessive a bordo". Lo ha deciso il presidente della II sezione penale del Tribunale di Palermo, Roberto Murgia. 

Precedentemente, il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, si era opposto, temendo un rischio di spettacolarizzazione dell'udienza, aggiungendo che "ci sono ben altri e ben più qualificati testi che possono riferire sulle condizioni complessive dell'imbarcazione, sullo stato dei naufraghi e del personale di bordo. Quindi, al di là degli aspetti solidaristici che apprezziamo, non ci pare che la testimonianza di Richard Gere possa apportare un contributo decisivo per la definizione di questo procedimento". 

Ora, con tutto il dovuto rispetto per gli altri testi, ma se Richard Gere non fosse stata una star internazionale, ma una persona comune, si sarebbe creata questa polemica? 

Al di là delle simpatie politiche di ciascuno, delle critiche mosse da Salvini e da Giorgia Meloni, e che dovrebbero essere messe da parte quando si parla di salvare vite umane, va indubbiamente da sé che un personaggio pubblico,  esponendosi, attiri clamore, ma perché non ritenere quello di Gere soltanto come un gesto di solidarietà e vicinanza? 

E soprattutto, perché allontanarsi dalla questione principale e cioè le condizioni in cui i migranti viaggiano a rischio della loro vita? Da dove vengono, quanto soffrono, quanto dolore hanno visto e sopportato? Ai migranti verrebbe mai in mente di rischiare la vita su gommoni affollati e precari subendo le angherie di scafisti senza scrupoli dopo essere fuggiti da guerre e torture? 

L'attenzione, il clamore, la spettacolarizzazione in termini di solidarietà dovrebbe essere concentrata unicamente sui migranti; che poi persone comuni o famose si prodighino per gli altri, intesi, non dimentichiamolo, come nostri simili, non può fare che bene. 

Il fatto che Richard Gere sia salito su Open Arms è ciò che qualsiasi persona con un briciolo di sensibilità dovrebbe fare per testimoniare amore per il prossimo, per cui che si chiami Richard Gere o signor Tal dei tali che differenza fa? Perché la sua diretta testimonianza varrebbe meno?

Considerare, quindi, Richard Gere unicamente come teste aiuta i migranti, non se stesso, che non ha bisogno alcuno di ulteriore popolarità, anzi, i personaggi bene in vista come lui sarebbe utile manifestassero sempre di più la loro vicinanza al prossimo come esempio da seguire. 

E, a parte questo, una partecipazione quanto più ampia e visibile da parte nostra è segno di interesse concreto ai bisogni dell'umanità per portare avanti il rispetto dei diritti umani e del diritto alla vita.