(di Francesca Carlucci)
Dorota aveva 47 anni. Chi scrive questo articolo fa la spesa nella salumeria sotto casa di suo marito Nunzio che, a Torre Annunziata, accoglie ogni giorno i clienti come se fossero persone di famiglia, con affetto, un sorriso, persino una parola di conforto. Dorota, una donna amabile, di origini polacche, se n'è andata ieri, lasciando quattro figli, parenti, conoscenti, amici, sconvolti dal dispiacere per una morte che poteva essere evitata.
In seguito ad un malore dovuto a una crisi respiratoria, i familiari hanno prontamente allertato un pronto intervento con la richiesta di un’ambulanza ma i soccorsi, sollecitati per più di un'ora, sono arrivati quando era ormai troppo tardi.
È mai possibile che non si arrivi a pensare che la salute è un bene di tutti e che si ha diritto ad essere soccorsi il più velocemente possibile e ad usufruire di strutture sanitarie aperte per ogni patologia e pronto intervento?
Il Covid ha purtroppo contribuito a peggiorare la situazione. Ovunque si è arrivati a sperare soltanto di stare bene perché, nel momento del bisogno, non si sa come fare in una baraonda che divide i pazienti - Covid di serie a, tutti gli altri possono attendere - con inevitabile carenza di mezzi di primo soccorso.
Non solo. Si arriva a bloccare ricoveri programmati e attività di specialistica ambulatoriale non urgenti nelle strutture sanitarie pubbliche per fronteggiare la situazione, dimenticando il significato degli aggettivi "urgente" e "pubblico" visto che in campo medico ciascuno ha diritto a un "bene pubblico" e l'urgenza va risolta di qualunque caso si tratti.
La pandemia oramai fa parte delle nostre vite e ci vorrà ancora tempo affinché si veda la fine. In tutto questo tempo allora, come si può affrontare una richiesta di aiuto viste carenze e inefficienze che si pagano da anni, non solo al presente?
Già prima mancavano posti in ospedale da essere ricoverati non solo in reparti diversi ma addirittura in bagni o scantinati, già prima c'erano tagli di personale, già prima c'erano carenze di servizi, già prima si chiudevano ospedali o si abbandonavano alla mercé dell'incuria.
E questo è accaduto e accade in tutta Italia, da nord a sud, per non sottolineare "soprattutto a sud" visti i famosi fondi del PNRR che, nonostante i proclami, vanno svanendo man mano che si scende lo Stivale.
Andando nello specifico, oltre alle responsabilità dello Stato, la Regione Campania ha provveduto a risolvere questi problemi e ad ascoltare le richieste dei cittadini o si è focalizzata su un Presidente pronto a sbraitare per nascondere la sua incapacità della gestione della sanità pubblica di fronte all'emergenza dovuta alla pandemia?
Torre Annunziata è una città di circa 43.000 abitanti. Non è poca cosa. Questa città aveva il suo ospedale, proprio nella piazza principale ed è servito a quanti ne avevano bisogno, per anni!
Ad un certo punto è stato chiuso per cui gli abitanti devono spostarsi negli ospedali limitrofi, situazione per niente facile visto che il presidio più vicino, quello di Boscotrecase, è Covid Hospital dall'inizio della pandemia nonostante esattamente un anno fa si parlò della riapertura del pronto soccorso. A nulla sono valsi flash mob, proteste, comitati impegnati nella riapertura di reparti, a nulla. Lo stesso Presidente De Luca, pur essendo venuto all'ex ospedale oplontino, ora hub vaccinale oltre che distretto di salute mentale, ha fatto orecchie da mercante.
Con un pronto soccorso vicino, il respiro di Dorota probabilmente in questo momento avrebbe preso il posto del dolore di quanti la piangono, ma chi ci amministra lo arriva a comprendere?
Mentre ci riflettete, signori governanti, e perdete tempo nei vostri cavilli tra affari politici, incoerenza, false promesse e perdite di tempo, guardatevi allo specchio, chiedetevi il cuore dove lo avete riposto e vergognatevi!