Partenope Dona: donare gli organi è cultura

(di Francesca Carlucci)

La vita oltre la morte donando gli organi in un gesto di solidarietà umana: è quanto si prefigge a Napoli l’associazione Partenope Dona O.d.V. insieme alla sua presidente Loredana Pulito.  

Lo scorso 29 maggio, presso il Maschio Angioino, è nata la sua associazione che promuove e sensibilizza la donazione di organi, tessuti e cellule. L’incontro è stato incentrato sul tema della “cultura del dono”. Come Presidente anche di Aido Napoli, cosa si intende con questa espressione e che significa la sua denominazione? 

Partenope è Napoli, rappresenta la città di Napoli e la sua forza, la capacità di arrangiare e volere bene con il suo popolo generoso che appunto “dona” tutto ciò che possa dare una persona: le emozioni, il rispetto, la cultura, la legalità, l’amicizia, il saper tendere una mano e accarezzare un cane, aiutare. Lo scopo di Partenope Dona è, quindi, diffondere la cultura della donazione perché donare è solidarietà. Inoltre, sotto il profilo dello statuto, ci occupiamo di violenza sulle donne e sui bambini, recupero sociale anche a livello carcerario e dispersione scolastica. Siamo insomma un’associazione presente su più fronti come l’anima di Napoli, multietnica e multicolorata; Partenope è così, come un dono che quando si spacchetta tira fuori una scia di colori. Questi colori rispecchiano l’emozione del napoletano, sia essa di felicità o di dolore. 

Partenope Dona era già nota per i suoi eventi dal 2017. Da dove ha avuto inizio questo cammino sfociato in associazione? 

L’idea di Partenope Dona nasce dalla nostra amica Marilù Bartiromo, nefrologa all’ospedale Careggi di Firenze. Ci telefonò chiedendoci se volevamo fare una settimana di eventi per divulgare la donazione degli organi sul territorio napoletano. Ci chiedemmo perché proprio noi di Aido Napoli – il gruppo era stato costituito nel 2013 da me e Maria Rosaria Gallo – e da Firenze, per qualcosa di così difficile e la risposta fu che piacevamo perché eravamo donne caparbie che facevano di tutto per portare avanti la cultura del dono. Da lì, piano piano, siamo entrate in contatto prima con le aziende ospedaliere e poi abbiamo fatto tantissimi eventi in una settimana. Il primo anno è andato bene: ricordo un bellissimo incontro con la Nunziatella e uno molto toccante sulla donazione delle cornee al Colosimo. Gli anni seguenti sono stati altrettanto positivi, fino alla decisione di diventare associazione nel luglio 2020 anche se poi la pandemia ha rimandato tutto al 29 maggio scorso. 


Lei ringrazia frequentemente, come figura importante per la sua associazione, Valeria Capezzuto, la giornalista del TgR Campania che ci ha lasciati nell'agosto 2020. Che ricordo ha di lei? 

Valeria era l’unica persona da cui riuscivo a farmi intervistare, perché mi spronava a parlare di ciò che faccio. Era una grande giornalista, di immensa umanità, che, come ho detto spesso e lo dirò sempre, con il suo garbo e la sua sensibilità è riuscita a entrare nel cuore di tante persone molto fragili. Tra l’altro, lei fu anche addetto stampa del Monaldi per cui, ricoprendo questo ruolo per un’azienda ospedaliera, il suo animo è stato varie volte colpito dalla sofferenza e dal dolore che si trova negli ospedali. 

È facile diffondere la “cultura del dono” a Napoli? 

Non proprio. Spesso ci scrivono sulla nostra mail terrorizzati chiedendoci, nel momento in cui viene effettuato il prelievo degli organi, come venga loro riconsegnato il proprio familiare e noi chiariamo che il rispetto del corpo da parte dei medici e della rianimazione è massimo, cioè le persone che donano gli organi non è che sono sfregiate ma vi è il massimo rispetto del corpo e della persona fino alla consegna del parente alla famiglia. Una domanda frequente è “Se vi prendete gli occhi, come si va in paradiso?”, per il fatto che gli occhi sono le specchio dell’anima. Questo ci fa capire che, a prescindere dall’informazione che diamo a livello medico con un’osservazione di 7 ore prima di effettuare il prelievo degli organi, c’è anche una questione di superstizione, di conseguenza anche questo diventa una forma di informazione allontandando questo modo di pensare. 

Come invogliare le persone a compiere questo gesto di amore per l’umanità? 

Per diventare donatori di organi, prima che la propria famiglia decida in un eventuale caso di morte cerebrale di dire sì o no, occorre informare, dare risposte a tutte quelle domande che le persone ci pongono e comprendere che in questo caso la morte non è vista in senso negativo ma come prosieguo nel donare il tuo corpo alla fine della tua vita a un’altra persona dandole la possibilità di continuare a vivere. 

Tra i vostri eventi recenti ricordiamo "Le scale in moda di Partenope". Piazza Fuga a Napoli è stato il teatro della prima sfilata i cui abiti sono stati cuciti da un "gruppo di donne che non mollano mai" che, dopo aver frequentato la scuola serale di Arte e Moda presso un Istituto Superiore di Scampia, hanno voluto essere parte attiva di questo progetto di solidarietà sociale in cui hanno sfilato dottoresse che si occupano di trapianti, avvocati e appartenenti alle forze dell’ordine per la legalità, psicologhe, donne vittime di violenza e attiviste per l’ambiente. E per il futuro, cosa propone Partenope Dona? 

Dal 27 aprile fino a maggio abbiamo iniziato una nuova Partenope per quest’anno. Il 27 sono partite delle visite gratuite all’interno della Biblioteca Annalisa Durante a Forcella e il 4 maggio ci sarà un incontro molto bello sulla donazione degli organi dove ritorneranno i medici che hanno effettuato il prelievo degli organi di Annalisa Durante quindi sarà un momento molto toccante ed emozionante.

Come sostenere e contattare Partenope Dona? 

Abbiamo un codice IBAN: IT82E0306909606100000178409. Effettuando un tesseramento annuale di 20 euro si potrà usufruire anche delle convenzioni con alcune associazioni, prevenzioni, visite mediche, librerie. Siamo attivi sui nostri social e la nostra mail è partenopedona@gmail.com