Giulia Moretto: il cavallo e l’uomo, benefici terapeutici riconosciuti

(di Maria Rosaria Ricci)


La storia fin dai tempi antichi ci insegna quanto sia stato importante e rilevante il rapporto tra l’uomo e gli animali

Nei secoli questo binomio ha avuto sempre una maggiore importanza. Trovando in esso una metodologia terapeutica che risale all’anno 1200, periodo in cui l’addestramento di alcuni animali ha permesso di instaurare un forte legame tra i due. Da questo approccio nasce ciò che per la medicina è chiamata "pet therapy". 

Il primo psichiatra infantile che verificò il beneficio terapeutico fu un medico di origine anglosassone, Boris Levinson nel lontano 1953. Osservando un suo paziente affetto di autismo, si accorse che, con il semplice contatto con il proprio cane (coker), il paziente si dimostrò più aperto e spontaneo nell’interagire con ciò che lo circondava. 

Sembra banale, ma prendersi cura di un animale, come ad esempio il cane, accresce di per sé una serie di stimoli benefici su varie patologie di handicap. La "pet therapy" è difatti considerata una terapia naturale di intervento riabilitativo, utilizzata ai fini educativi. 

L’affiancamento di un animale in alcuni pazienti genera una maggiore presa di responsabilità e una migliore conoscenza del proprio schema corporeo. 

Nei secoli e nella storia sull'argomento sono stati scritti numerosi testi. Vi presentiamo e proponiamo il libro "Il cavallo e l'uomo, una relazione infinita" dell'autrice Giulia Moretto che ci ha risposto con dedizione e professionalità. 

Se dovessi raccontarti brevemente a chi non ti conosce, cosa diresti? 

Buongiorno Mariarosaria, grazie per questa opportunità. Sono Giulia Moretto, abito in provincia di Venezia e sono affetta da tetraparesi spastica causata da paralisi cerebrale da parto. Nonostante la mia disabilità, conduco, non con poche difficoltà, una vita normale: infatti ho due lauree, una in Storia moderna e contemporanea e in Antropologia Culturale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, ho scritto due libri e coordino progetti sociali per la Associazione Auser Volontariato ETS “Il Ponte” – Città del Lemene. 

Ognuno di noi nella vita ha delle attitudini e delle passioni che, coltivate e relazionate a noi stessi, ci portano ad essere le persone che siamo. La tua qual è e cosa ti porta a fare? 

La mia passione sono i cavalli che fin da piccola hanno fatto parte della mia famiglia. Questa passione in passato mi ha portato a scrivere la tesi di laurea magistrale ed i libri sulle diverse relazioni tra uomo e cavallo. Adesso i miei cavalli son parte integrante di un progetto estivo da me gestito denominato “La casetta” per ragazzi autistici e con deficit cognitivi. 

Dal tuo profilo Facebook si evince il tuo grande amore e dedizione per la natura, in particolare per i cavalli. Ci racconti come è nata e cos'è per te? 

Come suddetto, i cavalli fanno parte della mia quotidianità fin dall’età di un anno grazie alla passione di mia sorella nei confronti di questo nobile animale. Cos’è per me? La normalità. Dopo 37 anni di convivenza ormai non è inconsueta la loro presenza. Certamente sono stati di grande aiuto durante il lockdown perché avevo la possibilità di uscire con la carrozzina elettrica e passare le giornate tra i loro recinti. 

Sei autrice del libro dal titolo "Il cavallo e l'uomo, una relazione infinita" Brevemente puoi descrivere di cosa parla? 

Nel mio libro ho cercato di trasmettere non solo l’importanza del ruolo del cavallo nella storia dell’uomo, ma anche le diverse sfaccettature che possono scaturire dal rapporto tra l’uomo e il cavallo, in particolar modo l’efficacia dell’ippoterapia, e anche l’affetto che è in grado di donare questo affascinante animale.Da sempre il binomio tra animali - uomo, è importante. La docilità del cavallo, ha dimostrato anche benefici notevoli con l'ippoterapia. Ma nonostante, ciò ha non poche difficoltà, a essere praticata. 

Ci lasci un messaggio che possa aiutare tutti a renderla più accessibile? 

Durante la scrittura del mio secondo libro “Redini terapeutiche: quando il cavallo ci cambia la vita” ho visto che la relazione con il cavallo può assumere diversi ruoli “terapeutici” a seconda della tipologia degli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA), del luogo e ambiente sociale in cui viene applicata. Il cavallo può essere proposto ed interpretato come amico, gioco, educatore, insegnante, fisioterapista e psicologo. Nel fondersi insieme queste funzioni permettono al cavallo di assumere le caratteristiche di “animale atto alla cura”, che nessuna università o master può formare perché la natura lo ha già plasmato da millenni. Per quanto riguarda l’accessibilità, in Italia è molto dibattuta: la terapia con gli animali non è usufruibile tramite il Servizio Sanitario Nazionale. Attualmente l’accesso a questo tipo di servizio è a carico dei singoli soggetti, ad eccezione dell’Ospedale Niguarda di Milano dove la pratica riabilitativa con il cavallo è compresa nel reparto di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza. L’accesso è regolato da una prima visita con il Medico Specialista e da un’équipe multidisciplinare che decide la presa in carico da parte dei servizi. La mia speranza è che il Sistema Sanitario Nazionale inserisca all’interno delle LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) gli IAA affinché possano essere accessibili a tutti e che nascano più centri di IAA.

Fonte: https://millevoci.wixsite.com/millevocinews