Elisabetta II, quel gesto a Capaci oltre il silenzio della mafia

(di Francesca Carlucci)

Paolo Borsellino diceva: "Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene", in un invito alla società civile al fine di non disperdere le sue parole di giustizia e speranza per le generazioni future dando un qualsiasi segnale di condivisione.

Il 23 maggio 1992 l'autostrada che dall'aeroporto di Punta Raisi porta a Palermo fu scossa da un'esplosione che uccise le vite del giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. 

Quattro giorni dopo, in una visita istituzionale già programmata da mesi, Elisabetta II, che a Palermo doveva trascorrere solo il tempo di salutare il sindaco della città e poi salpare per Malta, si fermò a Capaci a rendere omaggio alle vittime violando il protocollo. 

Fu lei stessa a decidere di cambiare i piani e di fermare il corteo in autostrada sul ponte costruito provvisoriamente sul cratere creato dallo scoppio del tritolo e che permetteva il passaggio dei mezzi. 

In una decina di minuti i reali chiesero informazioni perché colpiti da quanto vedevano e si sentii la regina mormorare sconvolta: "Incredible". Poi, con il marito, si fermò per una preghiera davanti alla corona di fiori che pochi giorni prima era stata deposta dall'allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. 

Un episodio tra i tanti di Elisabetta II, qualcuno potrebbe pensare, che vengono ricordati in questi giorni a seguito della sua morte avvenuta giovedì 8 settembre, ma rappresenta ancora oggi un gesto apprezzabile nella sua valenza. 

La regina Elisabetta è stata una di quelle aleggianti presenze nella vita di ognuno di noi e con lei si è chiusa un'epoca che ha fatto la Storia. Con la sua forza inarrestabile, il suo abbigliamento variopinto, il suo sorriso apparentemente infantile come la sua voce, i suoi capelli castani e poi bianchi, ha tenuto tenacemente le redini del suo Paese per 70 lunghissimi anni. 

Alla fine potevamo pensare che fosse immortale e che niente l'avrebbe mai scalfita, o forse che non fosse umana come sensibilità come noi e che facesse parte di un mondo a noi antico e inarrivabile... "tanto è ricca, non immagina e non si preoccupa neanche lontanamente di quanti poveri ci sono al mondo". 

Tuttavia, sono questi i giorni in cui il suo popolo sembra non volersi staccare mai da lei nella testimonianza di un affetto sconvolgente e commovente in quel prorompente "God save the Queen" frutto di un legame fortissimo degli inglesi alla Corona. 

Ma allora la Queen è stata amata davvero? La stessa donna che si fermò a Palermo era non soltanto una regina ma un essere umano? 

Basta un gesto per catalogare una persona. Non importa chi sia e cosa faccia ma che abbia lo sguardo verso il mondo. Di errori se ne fanno nelle vite di tutti, abbiamo pregi ma siamo pieni di difetti, nessuno è perfetto, e cosa importa se si nasce reale se non che quel "reale" sia aperto con generosità verso gli altri? Una donna salita al trono a 25 anni cresciuta in una favola che tutti vorremmo e che in fondo non è mai tale. Una regina moglie, mamma, nonna, che nessuno di noi, se non chi le ha vissuto accanto, conosce quando era semplicemente Lilibet, quella vedova piccina e raccolta in sé dal dolore, da sola, con un cappello nero e una mascherina sul volto tenuto basso, a lutto durante i funerali di suo marito Filippo. 

Quel giorno del 1992, Elisabetta II parlò di mafia perché sul luogo della strage spostò l'attenzione su quanto era accaduto in un comportamento rispettoso, corretto, umano che esprimeva la lotta alla mafia oltre il silenzio.