DA ARTEMISIA A HACKERT ” l’ultimo anello mancante" Mostra Lampronti Gallery della Reggia di Caserta teminata il 16 gennaio 2020



a cura di Tilde




    I protagonisti assoluti degli anni prodigiosi tra il 1600 e il 1700 furono pittori italiani che incrementarono Roma di un clima fecondo di eventi culturali, trasformando il suo mondo artistico in un centro di curiosi intellettuali viaggiatori e eredi della aristocrazia europea. Oggi la Reggia di Caserta a pari merito è il fulcro di osservatori che arrivano nella nostra provincia per conoscere la storia dell’arte Borbonica che esplode con regalità da uno dei monumenti più conosciuti al mondo e patrimonio dell’Unesco. Ed è in questo periodo storico tra il 600 e il 700 che si è concentrata la mostra “ da Artemisia a Hackert”, organizzata dalla Lampronti Gallery inaugurata alla Reggia di Caserta il 16 settembre 2019 è terminata il 16 gennaio 2020, coordinata da Vittorio Sgarbi. L’idea è nata da Mauro Felicori che va in missione a Londra alla ricerca dell’anello mancante della collezione borbonica, il dipinto di J.P.Hackert “ Il Porto di Salerno visto da Vietri”, incontra Cesare Lampronti famoso antiquario romano. Si decide di allestire una mostra, non su un autore, una scuola, ma sulla figura dell’uomo antiquario. L’antiquario è colui che entra in contatto con una opera d’arte e interviene su di essa per riportarla nel suo contesto originale, detto da Lampronti  “Chi è disposto a sacrificare la propria sfera privata per acquisire o difendere un’opera di cui è innamorato”. Nato nel 1942 Cesare Lampronti antiquario di terza generazione iniziata nel 1914 da suo nonno, proseguita dal padre, negli anni della guerra in corso e delle leggi razziali, il patrimonio della sua famiglia viene demolito, ma Lampronti sulla scia ereditata incomincia ad occuparsi della galleria a Roma in via de Babuino dal 1961. Nelle varie aste internazionali tra Londra, Parigi, New York, riesce a riportare nel nostro paese opere disperse durante il periodo bellico, recupera dall’estero in Italia circa 12000 dipinti arricchendo il patrimonio artistico italiano; ma deluso da un clima di diffidenza in Italia, Cesare Lampronti sposta la sua galleria da Roma al centro di Londra nel 2012. Dalla critica di Vittorio Sgarbi coordinatore della mostra spiega che “ L’arte italiana non esce dal nostro paese se non occasionalmente e con molte restrizioni, mentre ritornano in Italia opere che non c’erano mai state o che erano uscite in tempi lontani, tutto questo senza riconoscimenti da parte dello Stato” e la collezione di Lampronti è una di queste. La mostra Lampronti Gallery è una delle più importanti negli ultimi anni per la Reggia di Caserta per numero di opere, artisti, e capolavori, come risultato ha ricevuto in dono due opere di assoluto valore: il “Martirio di Sant’Agata di Salvator Rosa del 600, e il ritratto del Cardinale Antonelli di Pompeo Batoni”. L’allestimento delle opere sono state uno spettacolo per il turista che all’ingresso degli appartamenti della Reggia ha iniziato un percorso in cinque sezioni, da Artemisia Gentileschi con un dipinto di Betsabea al bagno, al Canaletto, Bellotto, Guardi, il Cavalier d’Arpino, Antonio Joli, Mattia Preti, Salvator Rosa e Gasparre Vanvitelli padre di Luigi Vanvitelli. Da una analisi della direttrice Maffei Tiziana, Sovrintendente ai Beni Culturali spiega “Quanto la pittura paesaggistica del padre Gasparre abbia influito sul figlio, pittore e architetto che progettò la Reggia e il suo magnifico scenario”. Quindi da Artemisia per finire le opere di J.P.Hackert pittore di corte del re Ferdinando I di Borbone; rappresentava per il Regno di Napoli il genio delle vedute paesaggistiche, dipinse tutti i porti del Regno, commissionato dallo stesso Re, pur di gemellare con Luigi XV di Francia che nel 1753 il suo pittore di corte Vernet dipinse i Porti di Francia. Questo progetto di Hackert lo tenne impegnato per circa dieci anni dal 1787 al 1797. Dal racconto storico l’impresa prevedeva una collezione di 18 dipinti, ma nel periodo dell’occupazione dei Francesi sul Regno di Napoli, solo 17 dipinti riuscirono a far parte della collezione Borbonica, mentre tre dipinti non ancora acquistati dal Re rimasero ad Hackert ritenendosi ancora proprietario; fuggito da Napoli nel 1799 a causa dei movimenti rivoluzionari Francesi, li portò con se in una villa sulle colline di Firenze. I tre dipinti rappresentavano il Forio di Ischia, Manfredonia e Salerno, i primi due sono tutt’ora nel Palazzo Reale di Caserta e dovevano essere delle repliche datate 1789 e 1790, invece il Porto di Salerno datato 1797 a causa del precipitare degli eventi rivoluzionari, non fece in tempo a passare nella collezione reale. Ed è questo il dipinto selezionato dalla mostra Lampronti Gallery che ha ricevuto l’onore di essere ammirato unicamente in una sala a parte della Reggia fino al 16 gennaio 2020; trovato a Londra come il puzzle mancante della collezione dei Porti del Regno delle due Sicilie. Questa mostra si è rivolta al pubblico per dimostrare la pienezza dell’arte italiana come una finestra nel mondo internazionale dove né restrizioni, né vincoli, né problematiche burocratiche potranno più impedire al privato di ammirare e conoscere non solo l’arte in se stessa, ma la storia traviata di opere sue finalmente palesi.