aprirsi alla disabilità

 APRIRSI ALLA DISABILITA'


Arrivare a decidere di aprirsi alla disabilità, scegliere di accogliere in affido o in adozione un bambino con importanti bisogni speciali, noi MammeMatte, suggeriamo sia frutto di un percorso, individuale o di coppia, attraverso il quale si metta in gioco il proprio passato personale, la propria educazione emotiva, le proprie paure e convinzioni sociali, i propri pre-giudizi.

L’obiettivo è arrivare ad una scelta consapevole di apertura alla disabilità non in tutte le sue forme, bensì solo in QUELLE che pensiamo (in coppia o individualmente) essere per noi gestibili, affrontabili quotidianamente e trasformabili (perché no?!) in “diverse abilità” del nostro bambino.

“Nel mondo delle adozioni "speciali" può capitare di trovarsi davanti ad una proposta di abbinamento e non riuscire a dire si. Essere "aperti" alla disabilità non significa accogliere a priori qualsiasi bambino con problematiche gravi. Tutte le situazioni vanno ponderate con coscienza considerando ogni aspetto personale e familiare, le risorse territoriali e non da meno la capacità di vivere quotidianamente con quel figlio che crescerà e sarà sempre dipendente da voi e dalla vostra famiglia.

A volte capita che, trovandosi davanti ai giudici, si apprendano informazioni più dettagliate che possono cambiare totalmente la condizione del bambino e la sua futura gestione in famiglia. Questo perché dal momento in cui ci si propone per un bimbo in Appello, sino alla convocazione in Tribunale, possono trascorrere parecchi mesi in cui nel frattempo, si sono fatti ulteriori accertamenti clinici. Le coppie, trovandosi innanzi situazioni spesso più complesse, devono decidere se andare avanti o fermarsi.
Il "fermarsi" è decisamente un macigno difficile da digerire, paragonabile ad una interruzione di gravidanza, perché quel bambino desiderato, atteso e già amato, improvvisamente non c’è più. I sensi di colpa possono destabilizzare e trascinare verso il baratro del "non sono degno di essere genitore", “non verremo mai più chiamati", "tutti sono meglio di noi. "Si precipita inesorabilmente nell'auto giudizio spietato correndo il rischio di perdere la possibilità di accogliere un bambino che può davvero trovare in quella famiglia un futuro felice e pieno di amore. Diciamo sempre di non andare oltre le proprie risorse, perché un figlio è per sempre come per sempre è la sua disabilità. E quel figlio non può e non deve essere un peso.Ne va della sua e della vostra serenità insieme”.

(Francesca Aru, referente M’aMa Sardegna)

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