DISABILITA' INVISIBILI

 

DISABILITA’   INVISIBILI

 

 

Da quando la mia patologia disabilitante è peggiorata, ci sono cose che sono riuscita a fare, trovando modi anche “originali” e cose che invece mi risultano difficili.

Una di queste è quella di partecipare a concerti.

Io abito in Lombardia e non mi è difficile raggiungere Milano, che offre, in termini di cultura, divertimento e concerti, un’infinita gamma di eventi.

Gli organizzatori sono molteplici e non ho ancora capito come si “dividono” la piazza. Quello che ho capito è che gli organizzatori non sono tutti uguali: anche a parità di location, vengono fatte parecchie differenze nell’organizzare i posti per le persone con disabilità. Non mi soffermo sulla gratuità del biglietto poiché credo che non sia il punto principale del ragionamento. Quello che ci importa è di entrare e goderci un concerto.

Non ho ancora capito la discriminante che permette a un organizzatore di decidere se far portare o meno all’interno della location degli ausili alla seduta per i disabili che non sono in sedia a rotelle (io ad esempio ho una sediolina telescopica di plastica) e come mai alcuni organizzatori fanno usufruire di tutta la location ai disabili in sedia a rotelle mentre altri li limitano all’area loro riservata.

Ultimamente ho partecipato a 4 concerti a Milano: 3 al Carroponte di Sesto San Giovanni e 1 all’Alcatraz di Milano.

Il Carroponte domina con la sua struttura il vasto parco archeologico industriale dell’ex Breda Siderurgica. Questa ‘gabbia’ metallica alta 20 m, larga 30 e lunga 150, realizzata negli anni ’30, rimasta in attività fino agli anni ’80, lasciata in stato di totale abbandono per circa vent’anni, è stata restaurata e trasformata nell’arena concerti internazionale delle estati milanesi.

L'Alcatraz è una discoteca e un locale per concerti di Milano, uno dei più noti della città. Inaugurato nel 1998, ha ospitato molti artisti italiani e internazionali. in un edificio costruito nel 1946 e adibito prima ad officina meccanica e poi a magazzino spedizioni. Tra il 1997 e il 1998 fu effettuata la radicale ristrutturazione dell'edificio, che lo trasformò in uno spazio polifunzionale di oltre 3 000 metri quadrati per eventi e spettacoli musicali.

Non si sta quindi parlando di piccoli pub o luoghi semi-sconosciuti ma di due strutture che hanno fatto la storia del milanese e che porta i lombardi ad assistere alle migliori performance musicali.

Al Carroponte, grazie alla pazienza e alla sensibilità di Alessio e dei suoi collaboratori, sono potuta entrare facilmente, saltando code e portando con me la famosa “sedia portatile”. Assistere a un concerto in piedi con le stampelle, come richiestomi in altri posti, sarebbe per me troppo faticoso e impensabile, tanto è vero che ho rinunciato a vedere due tra i gruppi che preferisco perché l’organizzatore era poco preparato ad accogliere un disabile NON in sedia a rotelle.

Al Carroponte invece, Alessio e i suoi colleghi sapevano già cosa fosse la recentissima “disability card”. Ho potuto cenare in sicurezza e seduta, evitando code chilometriche. Ho assistito ai 3 concerti tra l’area disabili, dall’ottima visuale e altri punti della location, seduta sulla mia sediolina, mai in pericolo!

Anche all’Alcatraz ho ricevuto un trattamento da VIP. Sono entrata senza difficoltà, ho potuto “girare” per tutto il locale e ho assistito al concerto dall’area disabili. In questo caso, non ho portato all’interno la mia oramai famosa “sediolina” in quanto sapevo di avere il posto a sedere per me e per il mio accompagnatore. Non finisce qui: l’area disabili era sotto al palco! Una sorpresa incredibile!!!

Il giorno seguente mi sono chiesta: se due colossi come Carroponte e Alcatraz sono in grado di far entrare disabili “carrozzati” e non, con ausili alla seduta come la mia sediolina telescopica, far saltare le code, lasciare utilizzare tutti gli spazi, perché gli altri organizzatori NON lo fanno?

Un appello a questi organizzatori: parlatevi tra di voi e arrivate a un punto comune. Sono sicura che gli organizzatori dei concerti del Carroponte e dell’Alcatraz avrebbero molto da insegnare sul tema e sulla sensibilità.

 

Pamela De Rosa

Le disabilità invisibili